Castello Destino

Doomstadt, Latveria

Lucia Von Bardas non dovrebbe essere qui. In qualità di Primo Ministro di Latveria è soggetta agli ordini di Destino, ma il suo primo dovere resta verso i cittadini della piccola nazione europea. Ed inizia a dubitare che Latveria sia ancora in cima alla lista delle priorità di Destino.

Nelle ultime settimane non ha fatto altro che portare avanti le sue faide personali: contro Morgana, contro Vendetta, contro Richards, contro Stark, ora contro il Mandarino.

Lucia è una giovane donna ambiziosa a capo di una delle nazioni più ricche e pericolose del pianeta, ma al tempo stesso subordinata ad un uomo la cui sanità mentale è ripetutamente messa in dubbio.

C’è forse da stupirsi che colga al volo la prima opportunità di essere padrona di se stessa?

-Attivare piattaforma temporale – ordina Lucia Von Bardas, il cui corpo è inghiottito dal rettangolo luminoso che risale dalla piattaforma...prima di svanire nel tempo.

 

#9 – Scacco al Mandarino

di Fabio Furlanetto

 

Base segreta del Mandarino

Provincia del Dundgov', Mongolia

La sala del trono è in macerie. Un uomo in armatura solo apparentemente medievale calpesta ciò che resta delle difese del palazzo, incrociando le braccia in segno di sfida.

-Mandarino. Il Dottor Destino desidera parlarti.

Il padrone di questa fortezza non si scompone. Si avvicina con tutta calma all’invasore.

-Ammiro il tuo coraggio, Destino, ma un attacco diretto alla mia base dimostra anche se sei avventato. Che cosa vuoi da me?

-Sono a conoscenza della tua alleanza con un essere chiamato Vendetta. Sarebbe saggio da parte tua riconsiderare questa alleanza.

-E’ forse una minaccia? – chiede il Mandarino, serrando i pugni: i suoi dieci anelli iniziano a brillare. Si aspetta un attacco da parte di Destino, che invece lo ignora completamente e si dirige verso l’unica cosa a non essere stata danneggiata dal suo arrivo: il computer principale.

L’accesso dovrebbe essere impossibile senza i codici di accesso personali del Mandarino, ma Destino deve solo avvicinarsi ed il computer mostra complessi schemi costruttivi.

-Un’arma magnetica orbitale, capace di scagliare qualsiasi satellite contro la Terra. Un design semplice ed elegante. Ben pochi possono apprezzare pienamente la maestria tecnica ed il valore estetico di un’arma di distruzione di massa, ma hai catturato l’interesse di Destino.

-Non è da te parlare per enigmi, Destino, veniamo ai fatti.

-Tu ed io siamo molto simili, Mandarino: geni incompresi emarginati dalla società, che hanno trasceso i limiti umani e sono diventati leggende. Propongo un’alleanza.

E’ impossibile leggere l’espressione facciale di un uomo il cui volto è nascosto da una maschera di ferro, mentre il Mandarino è un libro aperto.

-Non essere così sorpreso, Mandarino, siamo entrambi uomini d’onore. Invece di sprecare le tue abilità in futili attacchi terroristici, puoi avere accesso alla mia tecnologia e alle mie risorse.

-Al prezzo della mia totale obbedienza, suppongo.

-Non è forse un prezzo equo?

-Vendetta mi ha fatto un’offerta migliore: la tua morte in cambio della tua tecnologia – risponde il Mandarino, scatenando il potere degli anelli dell’indice e del medio sinistro.

Il raggio elettrico ed il raggio di fuoco si estinguono sul campo di forza di Destino, che sospira.

-Dovrei smetterla di essere così diplomatico – dice a se stesso, attivando i sistemi d’arma.

 

Un livello inferiore

Silver Sable sa ben poco di Temugin, il figlio del Mandarino: se l’intelligence dello SHIELD ha scoperto qualcosa di importante sul suo conto non lo ha condiviso con il resto del mondo.

Non esita ad attaccarlo con un calcio volante; se Temugin fosse un combattente di arti marziali al suo livello, potrebbe forse riuscire a schivarlo.

-Niente male – si congratula l’uomo, afferrando Silver Sable per la caviglia e sfruttando la sua inerzia per scagliarla dolorosamente contro il muro.

-Che cosa vuoi da mio padre? – chiede Temugin con la massima calma.

-Niente. Non sono qui per lui – risponde Silver Sable, recuperando il pugnale dalla cintura e cercando di colpire Temugin all’addome.

Non solo Temugin blocca il colpo con solo due dita, ma ne spezza la lama con disarmante facilità.

-Lo trovo difficile da credere.

-Non è un mio problema – risponde Silver Sable, facendo un respiro profondo e sganciando un fumogeno dalla cintura. Temugin la perde di vista per un istante, allontanando il fumo con le mani quanto basta per poter vedere la mina posizionata sul muro di fronte a lui.

L’esplosione è potente ma ben circoscritta; dall’altra parte del buco appena aperto, il server principale del sistema informatico del Mandarino.

-Più facile del previsto – si vanta Silver Sable alla vista del proprio obiettivo.

Ma ha parlato troppo presto: Temugin si solleva dalla nube di mattoni polverizzati.

-Detesto la violenza, donna. Ma nel tuo caso farò un’eccezione.

 

New York City

Sasha Hammer sembra spaesata. A giudicare dalla flebo che si è appena tolta e dal camice d’ospedale che indossa, però, sembra aver capito ben presto dove si trova.

Ci sono due persone di fronte a lei, una donna dai capelli castani ed uomo biondo, entrambi almeno dieci anni più vecchi di lei ed entrambi in abiti civili. E non sembrano allarmate dal fatto che dalle dita di Sasha fuoriescono delle fruste di energia.

-Si calmi, signorina Hammer. E’ tutto sotto controllo – dice la donna.

-Chi siete? Che cosa mi avete fatto!? – chiede Sasha, che sta facendo tutto tranne che calmarsi.

-Mi chiamo Lancer, questo è l’agente Quartermain; c’è stata una battaglia con War Machine.

-Questa donna è qui per ucciderti! – interviene l’agente SHIELD, solo per essere spinto contro il muro da Lancer che protesta vivamente:

-Che cosa!? Non è vero! Sono qui per aiutarti!

Era solo questione di tempo prima che la sicurezza intervenisse, e questo è il momento peggiore: mezza dozzina di uomini armati ed in tenuta antisommossa fanno irruzione nella stanza.

-Nessuno si muova! Mani dietro la testa! – ordina uno di loro.

-Sì certo, come no – li schernisce Sasha, che non ha nemmeno considerato la possibilità che quegli uomini siano qui per proteggerla. Scatena il suo potere rilasciando una fitta ragnatela di raggi laser che riduce a brandelli ogni cosa nelle vicinanze.

-Tanti saluti alla copertura – commenta Lancer, lanciandosi verso Sasha. I raggi laser rimbalzano su un campo di forza personale; nonostante le proteste della ragazza, Lancer l’afferra e si lancia dalla finestra, sfondando vetro e sbarre di ferro per precipitare verso l’asfalto.

 

Lunedì 30 Novembre 2099

La piattaforma temporale scende a terra, materializzando il corpo di Lucia Von Bardas. La stanza è avvolta nel buio e l’unico rumore è quello del suo respiro. Lucia fa un passo avanti, e non appena esce dallo spazio dedicato alla piattaforma le luci della stanza si accendono.

Una lampada al neon esplode in mille scintille; le altre resistono, anche se lampeggiano fastidiosamente. Questo è chiaramente il laboratorio temporale che Lucia si è lasciata alle spalle, ma l’aria è pesante e carica di polvere. Esplora con attenzione la stanza: le ragnatele hanno avvolto i delicati meccanismi temporali e trasformato in polverose reliquie strumenti all’avanguardia.

La porta a tenuta stagna si solleva pesantemente. Lucia estrae la pistola a raggi che ha portato con sé: non è così sprovveduta da viaggiare nel tempo senza prendere le dovute precauzioni.

L’altro lato della porta è bene illuminato, e Lucia distingue due figure. Una donna con le mani dietro la schiena ed un uomo che le sta puntando addosso un fucile.

-Cestina l’arma, subito!!! – urla l’uomo.

-Taggerei quell’ordine se fossi in lei, Primo Ministro. Non ci costringa a deframmentarla – aggiunge la donna, avvicinandosi. Lucia abbassa l’arma e chiede:

-Come fa a sapere chi sono?

Ora Lucia può vederla in faccia. Non riconosce la donna dai capelli rossi, anche se c’è qualcosa di familiare nei suoi occhi. Ha con sé un mazzo di carte, e dopo averne scelta una la mostra a Lucia.

-“Il Giudizio”. Indica qualcosa che era fermo da tempo che trova una soluzione.

-Detesto gli enigmi. Desidero parlare con l’attuale governo di Latveria.

-Lo stai facendo. Mi chiamo Fortune e sono la Reggente di Latveria in nome di Destino.

-Lord Destino...è ancora vivo!? – si meraviglia Lucia.

-Scannerizza con i tuoi stessi occhi – invita Fortune, indicando l’uscita dal laboratorio temporale.

Lucia ripone l’arma, seguendo la donna dai capelli rossi. Il castello non sembra essere minimamente cambiato in questi decenni...a differenza del laboratorio temporale, il resto dell’edificio è persino in condizioni migliori di come l’ha lasciato nel presente.

Una volta uscite, Lucia e Fortune osservano la città da una delle torri del Castello Destino. Ma la familiarità della visuale finisce qui: il castello è letteralmente accerchiato da meravigliosi grattacieli più alti di quanto dovrebbe essere tecnicamente possibile.

-Benvenuta nella capitale del 2099, Primo Ministro.

 

Decenni prima

Base segreta del Mandarino

L’allarme risuona da diversi minuti ormai. Il Mandarino ha a disposizione molte pedine: soldati scelti, robot di ogni sorta, diversi super-umani. Ma Destino ha scelto di attaccarlo di persona, senza servirsi dei propri sudditi: non sarebbe onorevole coinvolgere altri combattenti.

Allo stesso modo il Dottor Destino potrebbe ricorrere alla magia, che gli darebbe un vantaggio considerevole nonostante il Mandarino sia tutt’altro che inesperto nelle vie del misticismo. E se il suo scopo fosse la distruzione dell’avversario a tutti i costi non esiterebbe a giocare questa carta.

-Saresti stato un ottimo generale, Mandarino - si congratula Destino, attivando l’Espansore Molecolare all’interno del guanto destro: microscopiche particelle si espandono istantaneamente, con l’effetto di scagliare giganteschi massi di roccia contro l’avversario.

-Perché mai dovrei mettermi al tuo servizio? – controbatte il Mandarino, che utilizzando l’anello modificatore molecolare manipola la struttura atomica delle rocce per trasformarle in innocua sabbia. Allo stesso tempo, un altro anello avvolge Destino in un blocco di ghiaccio.

-Siamo entrambi signori della guerra, conquistatori nati per dominare il mondo – prosegue il Mandarino, utilizzando l’anello disintegratore per vaporizzare l’avversario. Il blocco di ghiaccio ne viene perforato, ma non c’è nessuno all’interno.

-Non illuderti: tu ed io siamo molto diversi – risponde una voce alle spalle del Mandarino.

L’armatura scarica centinaia di migliaia di volt contro di lui, ma l’anello elettrico rende l’attacco completamente inefficace. Il Mandarino approfitta della vicinanza di Destino per scatenare tutto il potere di un raggio ad impatto e di un raggio disintegratore allo stesso tempo.

-Hai superato il mio campo di forza!? Impossibile!!! – protesta Destino.

-Hai ragione, siamo davvero diversi. Io non sono debole come te – continua il Mandarino, sferrando un colpo di karate potenziato dall’anello modificatore di materia: è sufficiente ad aprire una fessura sul casco dell’armatura di Destino.

-Il tuo orgoglio è sempre stato il tuo punto debole – lo schernisce il Mandarino, avvicinando la mano sinistra alla fessura. L’anello sull’anulare sinistro si illumina, e Destino grida di dolore.

-Questo anello è l’Intensificatore Mentale. In questo momento sta attivando i tuoi-

Il Mandarino si ferma. Non ha solo interrotto il discorso: il suo corpo è completamente paralizzato.

-Finalmente – commenta il Dottor Destino, ricomponendosi per mascherare il proprio dolore; solleva il cappuccio per coprire il danno inferto alla sua armatura.

-Giochi a scacchi, Mandarino? No, evidentemente no. Se lo facessi, sapresti che a volte è necessario dare all’avversario l’illusione di poter attaccare il re, solo per poter scoprire le sue difese. Sapevo che, prima o poi, avresti usato l’Intensificatore Mentale per attivare i miei recettori del dolore e farmi soffrire le pene dell’inferno. Dandomi l’occasione di infettare la tua mente con un virus psichico di mia creazione.

Il Mandarino cerca di ribellarsi, ma tutto ciò che riesce a fare è emettere dei rabbiosi suoni indistinti. I suoi anelli stanno già cercando di liberarlo.

-Naturalmente, una mente come la tua non può essere tenuta prigioniera a lungo. Ti libererai presto, ma non prima che io abbia avuto di dimostrarti perché, nonostante le nostre somiglianze, solamente Destino sia degno di dominare il mondo.

 

Un livello inferiore

Silver Sable non è una dilettante. Conosce decine di modi per uccidere un uomo adulto con un solo colpo, e li ha già esauriti tutti contro Temugin.

-Sei una guerriera abile, donna. Ma finché non imparerai a controllare il tuo chi, la tua energia vitale, non sarai mai alla mia altezza.

-Preferisco questa al tuo zen – risponde Silver Sable, estraendo la pistola dalla fondina e facendo fuoco. Ha visto cose strane nella sua vita...il suo più stretto collaboratore si trasforma in sabbia...ma anche lei resta a bocca aperta quando vede Temugin afferrare al volo la pallottola.

-Rassegnati. Non puoi sconfiggermi in uno scontro leale – si vanta l’uomo.

-Buono a sapersi – controbatte Silver Sable, lanciando una sfera contro l’avversario. Temugin l’afferra al volo, così come ha fatto con tutto ciò che la donna dai capelli d’argento gli ha scagliato addosso: shuriken, coltelli, pallottole, tutto è stato inutile.

La sfera di metallo scoppia, rilasciando una letale pioggia di chiodi. Un’arma pensata per bloccare un veicolo in inseguimento, coglie Temugin completamente di sorpresa.

Silver Sable approfitta dell’opportunità per colpire l’avversario con un calcio alla testa, mettendo finalmente fine allo scontro. Poi si volta verso il server, recuperando dalla cintura l’arma più cruciale per questa missione: una chiavetta dati.

 

New York City

Lancer si rialza gemendo per il dolore. La sua spina dorsale è stata pesantemente rinforzata, ma precipitare per dieci piani atterrando su una macchina non è una passeggiata.

Come se non bastasse Sasha Hammer è su di lei e cerca di strangolarla. Tutto sommato, una missione abbastanza tipica per lei.

-Chi ca##o ti credi di essere!? – grida Sasha.

Lancer rilascia una scarica elettrica sufficientemente potente da far perdere a Sasha la presa, dopodiché la colpisce con un calcio allo stomaco per allontanarla.

-Che ne dici di un po’ di gratitudine? Ti ho guarita, ti ho ridato i poteri, e ti saresti rotta l’osso del collo se non ti avessi protetta durante la caduta! – le fa notare Lancer.

-Ti ha mandata mio padre, vero? Sei un’altra delle sue schiavette! Lascia che ti faccia vedere che cosa ne penso di papà! – risponde Sasha, scatenando una frusta di energia per tagliare a metà l’auto su cui si trova Lancer.

La donna sfugge al fato del veicolo, però, teleportandosi alle spalle di Sasha. Afferra la ragazza alle spalle, puntando una lama di plasma incandescente alla sua gola.

-Non. Ti. Muovere – scandisce Lancer, stringendo la presa quanto basta per far male a Sasha e sottolineare che non si tratta di un bluff.

-Che cosa vuoi da me?

-Farti incontrare qualcuno che la pensa come te su tuo padre – risponde Lancer, ed entrambe le donne svaniscono in un accecante lampo verde.

 

Base segreta del Mandarino

Quando Sasha riapre gli occhi, Lancer lascia la presa. La prima reazione di Sasha è cercare di attaccarla con le fruste di energia, ma dalle sue mani non fuoriesce nulla.

-Cosa diavolo...

Si trova in mezzo alle macerie. Di fronte a lei c’è suo padre, il Mandarino, completamente immobilizzato. E qualcosa si avvicina alle sue spalle, immergendola nella propria ombra.

-Signorina Hammer. Confido che il suo risveglio non sia stato troppo brusco.

Sasha si volta di scatto ed ogni muscolo del suo corpo è teso. Il Dottor Destino afferra la sua mano e la bacia sul dorso; improvvisamente, la spavalderia della ragazza si è sciolta come neve al sole.

-Lancer. Pensa al decoro della signorina mentre spiego la mia superiorità al Mandarino.

-Sì, Destino – annuisce Lancer, ancora in abiti civili. Si toglie la giacca e la porge a Sasha; non è della sua misura, ma è senz’altro preferibile al camice d’ospedale danneggiato durante lo scontro.

La vista della figlia sembra aver galvanizzato il Mandarino, che ha cominciato a muoversi anche se con estrema lentezza. La cosa non pare impensierire Destino.

-Sei un uomo come pochi su questo mondo, Mandarino. Scaltro, potente, onorevole. Ma sei pur sempre un uomo: la tua prospettiva è limitata. Lasci ancora che la tua umanità ti definisca.

-Lascia...andare...mia figlia – riesce a dire il Mandarino, i cui anelli si stanno riattivando.

-Potrei ucciderla in questo stesso istante – proclama Destino, puntando il dito verso Sasha. Il suo guanto è crepitante di energia: il Mandarino sa benissimo che non sta bluffando.

-Credevo fossi un uomo d’onore. Uccidila, forza, cosa stai aspettando?

-Papà!!! – protesta Sasha.

-Così tutto il mondo saprà che il Dottor Destino non è altro che un volgare assassino.

-Ecco la mia lezione per te, Mandarino – risponde il tiranno in armatura, avvicinandosi al Mandarino quanto basta perché quest’ultimo possa colpirlo...ma si trattiene.

-La leggenda di Destino è più importante di ogni singola battaglia. E questo, Mandarino, è quanto mi rende superiore a te.

-Destino – attira la sua attenzione Silver Sable, appena arrivata sulla scena.

-Ah, bene. Nel caso tu abbia intenzione di vendicarti, Mandarino, considera questo: entro pochi minuti la Silver Sable International informerà lo SHIELD della posizione di questa base. Non sarebbe saggio farsi trovare qui al loro arrivo...gli svantaggi di essere un terrorista.

-Avrò la tua testa per questo, Destino – minaccia il Mandarino a denti stretti.

-Improbabile. Lancer, Silver Sable, è ora di tornare a Latveria.

-Aspetta – interviene Sasha Hammer, avvicinandosi a Destino. Il Mandarino cerca di afferrarla, ma è ancora troppo debole per il virus psichico per muoversi in tempo.

-Voglio venire con te, Destino. Voglio diventare anch’io una leggenda.

-E così sia, bambina – acconsente il Dottor Destino, poggiando una mano sulla spalla di Sasha ed avvolgendola parzialmente con il proprio mantello.

La sua armatura emette un campo di energia che avvolge entrambi, assieme a Lancer e Silver Sable. Mentre lo strano quartetto si teletrasporta, il Dottor Destino ha un ultimo messaggio.

-Ah, Mandarino...se dovessi incontrare di nuovo Vendetta, portagli i miei saluti.

Rimasto solo nella propria base in rovina, il Mandarino sfoga il proprio odio in un urlo rabbioso.

 

Lunedì 30 Novembre 2099

Lucia Von Bardas è già stata a Washington D.C., ma quella che ha davanti a sé è una vista completamente diversa: una sconfinata megalopoli indistinguibile dalle altre città di questo futuro.

Con una eccezione. Così come Doomstadt è ora una città moderna che contiene il Castello Destino, così la crescita di Washington non ha toccato la Casa Bianca.

Le guardie lasciano passare le due donne facendo il saluto militare. Sono una strana combinazione di marines cyborg e mercenari wakandani. Le bandiere americane si alternano a quelle latveriane ed allo stemma personale di Destino, una elaborata D gotica.

Fortune le fa strada; Lucia la segue con passo deciso, cercando di non dare a vedere l’interesse per il curioso arredamento: i ritratti ed i busti dei presidenti americani sono stati sostituiti da quadri e sculture che rappresentano Destino in varie armature, molte delle quali Lucia non ha mai visto.

Raggiunto lo Studio Ovale, Fortune si ferma ed estrae un altro tarocco.

-“L’Imperatore”, rovesciato. Il potere che diventa schiavo di se stesso. Fai attenzione.

Le due donne entrano nello Studio Ovale, trovando un uomo in armatura intento a studiare un planisfero olografico. Lucia non ha mai visto questo design, ma quando l’uomo si volta e la fissa negli occhi attraverso lenti rosse, non ha alcun dubbio che sia Destino.

-Lucia Von Bardas. Il tempo può avere un senso dell’umorismo perverso, non trovi?

-Lord Destino. Non mi aspettavo di trovarvi in questo futuro – risponde la donna con un breve inchino, un atteggiamento che Destino sembra trovare divertente.

-Eh. Vedi, Fortune, un tempo anche i traditori avevano il giusto senso dell’etichetta.

-“Traditori”? Lord Destino... – inizia a spiegarsi Lucia, ma Destino la ferma subito.

-Non ho interesse per i tuoi trascorsi passati, Von Bardas. Come vedi, il mio futuro non ne risente.

-Vorrei sapere cosa è successo in questi anni, Lord Destino. Come avete conquistato il mondo.

-Prudenza, Destino. Non ci si può fidare di lei – gli ricorda Fortune.

-E di te, Fortune? Faresti meglio a non ricordare a Destino la strada tormentata che abbiamo percorso assieme. In quanto a te, Von Bardas, la mia memoria del tuo tempo è ancora frammentata. Per quale motivo hai viaggiato nel tempo?

-Per fermare un vostro nemico, Lord Destino. Un nemico subdolo che si fa chiamare Vendetta.

Fortune e Destino si scambiano un’occhiata indecifrabile. Preoccupazione? Compiacimento?

-Ma certo. Mi chiedevo quando sarebbe successo – annuisce Destino, sedendosi sulla poltrona dello Studio Ovale e giungendo le mani in posa riflessiva.

-Secondo i vostri strumenti, Vendetta ha avuto origine nel 2099.

-Naturalmente. Sono stato io a crearla – rivela Destino.

 

Decenni prima

Castello Destino

I due calici di champagne si incrociano. Silver Sable assaggia mezzo sorso, osservando Destino bere avidamente. Il tiranno ha notato subito l’atteggiamento freddo della mercenaria.

-Qualcosa ti affligge, Silver? Certamente la missione è stata un trionfo.

-Lo è stata? Lo SHIELD ha neutralizzato una base del Mandarino, ma...

-Un’azione per cui saranno eternamente grati alla Symkaria ed alla Silver Sable International.

-Il Mandarino è ancora a piede libero. Ti sei fatto un nemico estremamente pericoloso, Victor.

-Così è stato per tutta la mia vita, Silver. Il mio attacco al Mandarino non era nient’altro che una piccola parte di un piano molto, molto più grande ed ambizioso...un piano di cui dovresti essere orgogliosa di aver fatto parte.

Svuotato il calice, Destino torna a concentrarsi sul tablet che stringe nell’altra mano...non ha smesso di studiarlo da quando vi ha caricato i dati rubati da Silver Sable.

Lei si avvicina, accarezzando la piastra pettorale dell’armatura.

-Forse sarei un po’ più orgogliosa se sapessi i dettagli del tuo piano, Victor.

-Non riusciresti più a dormire la notte, se conoscessi i progetti di Destino.

-E se io non volessi dormire, questa notte? – sussurra Silver Sable.

L’espressione dietro la maschera di ferro è, come sempre, imperscrutabile. Eppure, senza dire niente, Destino prende la donna per la mano e la accompagna verso le camere reali.

Ha lasciato dietro di sé un tablet che contiene i dati biometrici di una persona, identificata e studiata nei minimi particolari fino alla struttura atomica: Sasha Hammer.

 

Un’altra ala del castello

I corridoi sembrano procedere all’infinito. Sembra un bizzarro incrocio tra un film dell’orrore ed uno di fantascienza: armature medievali e robot si alternano nel controllare ogni angolo, e sugli antichi candelabri delle candele olografiche illuminano l’atmosfera.

-Questo posto è davvero assurdo – commenta Sasha Hammer.

-E aspetta di aver visto uno dei laboratori – risponde Lancer. Le due donne raggiungono finalmente una delle stanze per gli ospiti, finemente arredata nel lusso più sfrenato.

-Accidenti. Mio nonno ha qualche castello in Inghilterra, ma niente del genere – si meraviglia Sasha.

-Tuo nonno è Justin Hammer, vero? Hai una famiglia a dir poco interessante.

-Già, sono figlia di miliardari e terroristi. Tu, piuttosto...considerato che oggi abbiamo cercato di ammazzarci a vicenda un paio di volte, come mai sei così amichevole adesso?

-Anche io sono fedele a Destino perché mi ha salvato la vita. E poi sei l’unica altra americana con cui posso parlare in questo paese fuori di testa.

-Sono inglese, ma capisco cosa vuoi dire. Allora, che si fa da queste parti per divertirsi la sera?

-Niente. Siamo a Latveria, c’è un coprifuoco da rispettare ed i robot assassini sono molto pignoli.

-Ottimo! Non vedo l’ora di scoprire come infrangere le regole anche qui.

-Dovresti riposarti, invece...ordini del Dottore, lo sai – le ricorda Lancer.

-Solo per questa volta. Da domani portiamo un po’ di vita in questo mortorio, okay?

-Sei incorreggibile – sorride Lancer, uscendo dalla stanza e chiudendo la porta alle proprie spalle.

Anche Sasha Hammer sorride. Le cose non potrebbero andare meglio di così.

Si guarda allo specchio. La pedina perfetta: una ragazzina in coma, uno strumento da usare per stuzzicare il senso di superiorità di Destino. Ha corso un grande rischio: se non avesse indebolito le difese mentali del Mandarino negli incontri precedenti, l’attacco di Destino non avrebbe funzionato così bene e lei non si sarebbe infiltrata nel Castello Destino...ma il suo azzardo ha funzionato.

“Adesso sei tu in scacco, Destino” – pensa Vendetta, osservando nello specchio il corpo di Sasha Hammer che sta possedendo.

 

CONTINUA!

 

Nel prossimo numero: Doomfall, Parte 1